La formula del regalo perfetto
Tra molte proposte e ritmi accelerati si può regalare la cosa giusta ma con il cuore? Il segreto del vero dono rivelato dall’antropologia.
Una volta credevo che il regalo perfetto fosse quello che accontenta in pieno i desideri di chi lo riceve. Approfondendo il tema del dono mi sono ricreduta. E rilassata.
L’imbarazzo della scelta
A chi non è successo? Voler fare un bel regalo a qualcuno e non avere la minima idea di cosa andare a cercare. Soprattutto in vista di ricorrenze come il Natale, quando fare e ricevere regali è quasi scontato, il dilemma peggiora con l’avvicinarsi della data.
Aumenta il rischio dei bagni di folla in centro, e di giorno in giorno si fa più probabile il rischio di cadere proprio su di lui: il terribile e temuto regalo jolly.
Il regalo Jolly no!
Tra di noi possiamo anche ammetterlo: una volta nella vita (chissà, forse anche due) abbiamo vissuto l’amara esperienza di scartarne uno, e non è stato piacevole.
Abbiamo messo in campo tutti i nostri muscoli facciali, la nostra arte scenica, ma era più forte di noi: eravamo delusi!
Che poi il problema del regalo jolly non è che sia per forza un oggetto brutto. Perlomeno non è detto. Anzi, qualcuno avrebbe anche il suo perché, e magari è costato persino caro.
Il punto è che non possiamo apprezzarlo proprio per il fatto che è Jolly.
Che ci è stato comprato tanto per regalarci qualcosa, e anche se si tratta di un uovo Fabergé, questo ce lo rende squallido e odioso.
Cos’è il dono?
Ma come mai questa esperienza ci è tanto sgradevole?
La risposta va cercata nel senso stesso del dono, uno dei pochi “fatti sociali totali”. Così lo definisce l’antropologia culturale. Perché il dono è un’abitudine universale: esiste dappertutto ed è esistito in tutte le epoche. Dove c’è l’uomo c’è anche lui.
Se il tema vi affascina, vi consiglio caldamente la lettura del “Saggio sul dono” di Marcel Mauss. Un buon inizio per approfondire.
Il dono è una forma di comunicazione, crea relazioni tra popoli e tra singole persone. Crea un circuito in cui io dono oggi, tu ricambierai la prossima volta, e così via.
E anche se è concreto, se è un oggetto, porta con sé qualcosa di più. Un valore aggiunto che non si vede. Presso alcune culture questa “energia invisibile” si chiama Mana: una parte magica di se stessi che si cede insieme al regalo.
Noi occidentali ci siamo un po’ dimenticati delle cose invisibili. Se ci facciamo caso però ci accorgeremo che il mana c’è, anche nei nostri regali. Nel dono che io scelgo c’è qualcosa di me, visto che tra tanti mi ha attirato proprio quello.
Evviva il rischio
Personalmente trovo un po’ triste quel modo di regalare che consiste nell’andare insieme al negozio e limitarsi a pagare qualcosa che il nostro amico o partner si è scelto liberamente.
Questo non è propriamente un dono, poiché non ha in sé nulla di chi lo paga. Egli infatti non ci mette nulla di personale.
Secondo me allora meglio rischiare scegliendo un regalo senza la certezza che piaccia, ma metterci del proprio, donando così una piccola parte di sé.
Un regalo pensato, scelto con sentimento. Non uno tra tanti, pur di togliersi il pensiero e depennare un altro nome dalla lista.
Un regalo in grado di parlare, di raccontare a chi amiamo chi è lui per noi. In questo modo si vedrà un poco con i nostri occhi.
Non è questo il regalo migliore che potremmo ricevere, quello che ci rivela chi siamo visti con gli occhi dell’altro?
E questo è anche il regalo perfetto da fare, sentito e unico, perché nato da un legame.
Altrimenti meglio la vecchia busta coi soldi della zia, e ci risparmiamo la fatica.
Che ne pensate?