Spunti e idee

Storie incredibili e segreti svelati

La scelta delle parole nella scrittura


Se la domanda che ti sei fatto spesso è «come si scrive un racconto?» sappi che le risposte sono tante, perché tante sono le accortezze da mettere in atto.
Tra di esse, una delle più importanti è la scelta delle parole giuste.


Scrivere secondo me non è un fatto di slancio, di ispirazione, se non all’inizio, allo sbocciare dell’idea,
ma dopo… Dopo scrivere bene è questione di pazienza, di lavoro, di artigianato.


Entra subito in quest’ordine di idee: ogni frase che scrivi è fondamentale per la riuscita del tuo testo; non ce ne sono di più importanti e meno importanti.
Perciò per ogni frase scegli le parole giuste e non le prime che ti vengono in mente.

Già, dirai tu, e quali sono?

Sono le migliori che riesci a trovare per esprimere quel pensiero, quel passaggio.

Ancora: cosa vuol dire “le migliori“?

  • Le più consone all’atmosfera della tua storia: se vuoi raccontare che un personaggio e caduto, e lo vuoi fare in chiave comica, userai parole forti e iperboliche come “schiantarsi”, “rovinare al suolo”, “rovesciarsi”, “lasciare a terra il setto nasale”.
    Ma se nel contesto della tua storia quella caduta è drammatica, preferirai scrivere “inciampare”, “ferirsi”, “perdere l’equilibrio”, meno forti ma più funzionali al tipo di partecipazione che desideri suscitare nel tuo lettore.
  • Le meno banali. Eviterai parole vaghe, prive di emozione, preferendo tra tanti il sinonimo più interessante e, anche questa volta, quello che ti aiuta di più a generare un’atmosfera e a provocare la reazione che ti aspetti nel lettore. Prendiamo il verbo “piacere”, più che abusato a dispetto delle tante espressioni con cui può essere sostituito. A seconda del contesto, non dirai, per esempio, “a X piaceva il mare”, ma magari “preferiva il mare “, oppure “X trovava
    la sua dimensione al mare” o ancora “X si riposava solo al mare”.
  • Le più in linea con il punto di vista. Se la storia – o un certo passaggio – viene raccontato dalla prospettiva di un bambino di cinque anni, difficilmente funzionerà dire «L’asilo in cui fui iscritto da mia madre era un ambiente caotico», ma preferirai un linguaggio semplice, infantile per l’appunto: «un giorno mamma cominciò a portarmi all’asilo. C’erano un sacco
    di cose di qua e di là, a anche sopra, sotto e in girotondo»

Qualche giorno fa, davanti a un libro di Andrea Vitali, mi sono letteralmente emozionata per la sua scelta felice delle parole. Nel descrivere un ubriaco che crollava addormentato, e volendo rendere un’atmosfera vivida e realistica, ecco quali parole sceglie Vitali:
«cadde in un sonno corazzato».
Efficace, divertente, evocativo.

Così si deve fare, un poco alla volta.