Come descrivere le ambientazioni nei romanzi
A cosa servono le ambientazioni?
Nello scorso post avevamo approfondito la scelta delle parole nella scrittura. Oggi vedremo un argomento correlato, ovvero come descrivere le ambientazioni nei vostri romanzi o racconti.
Se in un racconto o in un romanzo l’azione è importante, perché mostra quello che concretamente succede, altrettanto fondamentali sono le parti descrittive, sia dei personaggi che dei luoghi.
Gli ambienti e le loro caratteristiche, in particolare, sono utilissimi a veicolare l’atmosfera di un certo passaggio del libro o addirittura dell’intera storia.
Inoltre, le ambientazioni possono servire a riflettere lo stato d’animo di un personaggio, lo sguardo con cui osserva il mondo intorno a sé.
Questo è del tutto logico perché, a seconda di come ci sentiamo e di quello che stiamo vivendo, noi tutti siamo portati a vedere la realtà che ci circonda allineata con il nostro stato emotivo.
Si può dire che proiettiamo noi stessi e le nostre emozioni più profonde e persino inconsce sull’ambiente circostante.
Un’altra funzione delle descrizioni ambientali nella narrativa è quella di portare avanti la storia che stiamo raccontando.
Infatti non è necessario (e neppure consigliabile) che lo scrittore racconti tutto in modo esplicito, e anzi questa modalità alla lunga rischia di rendere sciatta la narrazione. Non possiamo dire al nostro lettore ogni cosa chiara e tonda: dobbiamo lasciare che egli assorba informazioni e che costruisca con l’immaginazione la tridimensionalità del nostro racconto.
La storia va portata avanti con altri metodi, tra cui i dialoghi o quelle annotazioni sul contesto che illuminano la comprensione dei fatti e dei personaggi.
Quattro semplici regole
Come si descrive un ambiente?
- La prima regola è dire solo quello che davvero ci serve, che è funzionale alla nostra storia o alle sue atmosfere. Il resto è da togliere.
- Descrivi gli scorci, i colori, gli oggetti che riflettono lo stato d’animo del personaggio che guarda quell’ambiente, o il contesto che dà sostegno al nostro racconto.
- Per descrivere uno spazio scegli le parole e il linguaggio adatti alle sensazioni che vuoi suscitare nel tuo lettore. Se nella casa che stai descrivendo stanno per capitare fatti spaventosi, scegli parole che creino inquietudine oppure, per un effetto di terrore, quelle della gamma opposta, per dare un’idea rassicurante e apparentemente tranquilla da spezzare poi all’improvviso. di certo non sono utili al tu a scopo termini cronachistici, ironici neutri.
- Approfitta della descrizione per dare informazioni utili alla comprensione della storia, alle motivazioni dei personaggi, al contesto storico e sociale.
Un esempio pratico
Ti propongo un esempio tratto da una storia che abbiamo scritto di recente.
In questa scena vediamo il nostro personaggio, la diciottenne Anna, intenta a lavorare nel negozio del padre. È il 1958. Sappiamo che nella scena successiva Anna incontrerà un ragazzo che sarà poi molto importante per lei e che non potrà sposare per la differenza sociale fra loro (lui e un ricco figlio di avvocati).
Ci sono molti modi in cui potremmo descrivere il negozio in cui si trova Anna: potremmo elencare oggetti sparsi sugli scaffali, dare importanza alla loro quantità, mettere in luce la polvere che li ricopre, o il fatto che siano di scarsa qualità.
Potremmo sottolineare che il negozio è vuoto oppure gremito di clienti, che ha la vetrina rotta da tempo, che piove dal tetto o che è stato rimodernato di recente.
Da dove cominceremo? Cosa sceglieremo di dire?
Applichiamo subito le quattro regole di base appena viste: non descriviamo in modo casuale ma funzionale alla nostra storia, con l’intento di portarla avanti.
Nella prima stesura un giovane collaboratore che sta imparando il mestiere con noi aveva così descritto il negozio:
Anna aveva aiutato suo padre ad aprire all’alba, poiché erano state aggiunte lungo i muri delle nuove scaffalature su cui bisognava sistemare i nuovi prodotti arrivati di recente.
Il difetto di questa descrizione è che non serve alla nostra storia: il lettore non riesce a immaginare questo ambiente descritto in modo troppo vago; inoltre non si coglie l’utilità di parlare delle nuove scaffalature e dei nuovi prodotti. Il nostro giovane allievo mi ha spiegato che il suo intento era collocare le novità del negozio nel più generale rinnovamento economico degli anni ‘50: il negozio va meglio, come dimostrano i nuovi prodotti e l’aggiunta di nuovi scaffali.
L’idea sembrerebbe buona, ma da scrivere meglio.
In realtà nemmeno l’idea è buona, o meglio non è funzionale alla nostra storia: infatti, se stiamo per raccontare che Anna rinuncerà al suo amore per la differenza sociale, ci fa comodo mettere l’accento sul miglioramento economico di quel negozio?
Non dovremmo piuttosto far passare le condizioni di povertà della famiglia di Anna?
Ecco che la descrizione del negozio può esserci di grande aiuto, e ci eviterà di dire esplicitamente – qui o dopo – che Anna è povera: il lettore lo capirà da questi e altri dettagli, provando il gusto di esplorare quel mondo di fantasia e di entrare nella vicenda.
Il lettore non sarà un contenitore passivo del nostro dire, ma avrà un ruolo attivo nell’immaginare e mettere insieme i pezzi, proprio come quando viviamo la nostra realtà fuori dai libri.
Ed ecco il brano di Anna nel negozio in versione finale:
Aveva aiutato suo padre nell’apertura fin dalle prime luci dell’alba, sistemando alla bell’e meglio i pochi prodotti appena arrivati, tra cui la verdura e la frutta fresche, quelle per cui entrava la maggior parte dei clienti. La gente vestiva meglio di qualche anno prima, diceva suo padre, ma la paura era dura da levare di dosso e risparmiare restava l’obiettivo primario delle casalinghe. […] Nel frattempo, si cercava di mettere in bella mostra le rade scatole di biscotti e la carta igienica, perché c’era sempre chi non aveva voglia di spingersi più lontano. Anna aveva senso estetico e aveva scritto tutti i cartelli in bella grafia.
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