Una fiaba nascosta nella vita
Ci sono avventure fantastiche, nascoste nella tua vita. Bisogna solo imparare a vederle. Ecco come nasce una fiaba.
Oggi intendo dimostrarvi che se pensate che la vostra sia una vita qualsiasi vi sbagliate di grosso.
Dite così solo perché non l’avete mai guardata dal di fuori.
Io ne guardo tante ogni giorno e posso assicurarvi che non c’è vita che non meriti un libro.
Basta guardarla dal verso giusto!
Ci sono storie semplici che hanno dentro tanta magia. Che nascondono una fiaba.
Sicuramente anche la vostra, e quella delle persone che vi circondano.
Che personaggio potrebbe essere il vostro capoufficio? E il vicino di casa che vedete sempre di striscio? Qual è la magia della vostra famiglia, che incantesimo vi lega alla persona che amate? Quale difficoltà vi ha fatto da antagonista?
Scommetto che cominciate a intravedere anche voi qualcosa di speciale…
L’inizio di una storia.
Bastano a volte due persone che si amano e hanno un bambino di nome Leonardo.
Una famiglia che più normale non si può, li ho conosciuti per davvero.
Papà, mamma, bambino, e una nonna amante della tecnologia che andava sempre in bici dappertutto e aveva tre gatti come amici.
A me fu affidato il compito di scrivere una fiaba per il piccolino appena nato.
Una storia per farlo addormentare e sognare.
Questa storia, mi dissero, doveva avere precise caratteristiche:
– che insegnasse il rispetto, la perseveranza, il coraggio, l’amicizia e la curiosità.
– che i protagonisti fossero il piccolino e la sua nonna speciale.
– che la storia fosse ispirata a un disegno che Leonardo ha sul muro della sua cameretta: un magico villaggio lontano.
Un bel po’ di ingredienti, insomma, da mescolare per bene per fare un racconto bello e speciale.
Ed ecco qua la ricetta.
Ho indossato le lenti da fiaba e ho guardato le cose che mi avevano raccontato di loro. Mi accorsi che erano piene di magia!
Mi acquattai con la fantasia e osservai il bambino che si addormentava nella culla. I genitori uscirono quatti quatti sussurrando:
“Dormi piccolino, dormi nella notte e nel mattino.
La strada è proprio quella, te la indicherà una campanella.”
Non passò tanto tempo che un suono trillò e svegliò Leonardo che, seguendolo, si ritrovò dentro il dipinto sul muro. Là scoprì che quella campanella apparteneva alla bici di una bella signora bionda che si presentò: era la nonna Gabriella e con lei c’erano tre bellissimi gatti, nero, rosso e tigrato.
I due si avventurarono nel villaggio, dove tutti erano alti come Leonardo. Lui infatti ci si sentiva molto a proprio agio.
La nonna gli presentò alcuni amici conosciuti nei sogni, tra i quali c’era la dolce Rosella, che una volta era stata un fiore. Dei cattivi avevano calpestato il prato e strappato lei e i suoi amici variopinti.
Ma una buona signora li aveva raccolti e trapiantati nel suo giardino, dove Rosella era tornata alla vita ma… in carne e ossa! Raccontò di come fosse felice di essere stata salvata.
Ma che fine aveva fatto la salvatrice dei fiori? – si chiedeva Leonardo.
Rosella gli indicò una poltrona in penombra. Vi dormiva una vecchia signora e il bambino avrebbe tanto voluto parlarci, sapere tutto di quella magia!
Ma Rosella gli spiegò che il rispetto ha molte facce: non era solo salvare dei fiori dai teppisti, ma anche lasciar dormire un’amica stanca.
Non era passato molto tempo quando, nella sala delle feste di quel paese, i tre mici-amici della nonna combinarono un guaio, rovesciando un armadio e tutto il suo contenuto per raggiungere un piatto di pesce succulento.
La minuscola gente di quel villaggio non aveva mai visto un gatto prima di allora, e invece di pensare ai danni che quelle pesti avevano fatto, restò incantata dai mille tentativi che i gatti facevano per mangiarsi il cibo tanto agognato. Anche Leonardo li guardava cadere e saltare di nuovo, provando e riprovando.
Gli sembrava molto strano… E in più non si lamentavano mai.
Nonna Gabriella spiegò che quella era una parola difficile: perseveranza, e che provando e riprovando, senza arrendersi, anche lui un giorno l’avrebbe saputa pronunciare.
I due protagonisti vissero molte altre avventure: incontrarono una strana farfalla che si posava sempre sul naso e poi svolazzava per farsi seguire. Li condusse per luoghi incantevoli.
Era la curiosità.
E poi conobbero due gemelli che alla nascita avevano ricevuto in dono il coraggio; ma per un’interferenza si era distribuito in uno strano modo. Infatti uno dei due, Augusto, lo aveva avuto solo per fare il bene, mentre l’altro, Armando, aveva coraggio soltanto di compiere il male.
Proprio in quella infatti lo videro che importunava, lui piccolissimo, un enorme gigante viola, con l’intento di provocare una litigata e dimostrare che lui era più forte di un essere tanto grande.
Il gigante si avvicinò. Avrebbe potuto schiacciarlo, invece lo tirò su con due dita e facendogli il solletico diceva “Come sei carino!”, e così lo vezzeggiava.
Armando dapprima fu molto arrabbiato, ma poi provò simpatia per il gigante e i due diventarono infine grandi amici. Armando cambiò pure il suo nome in… Disarmando, e si calmò.
Si era fatto tardi, era ora di tornare.
Gli abitanti del villaggio insistettero perché Leonardo restasse con loro per sempre, e per questo gli promisero che là non avrebbe mai avuto problemi e neppure doveri da compiere.
Il bambino ci pensò su. La verità era che voleva andare a casa. Aveva capito che anche quando le cose vanno un po’ male, se hai coraggio, amici e perseveranza ce la puoi fare.
E poi… Gli mancavano tanto mamma e papà.
Leonardo aprì gli occhi: chini sulla sua culla c’erano proprio loro che lo guardavano con amore.
Lo presero in braccio e da lassù il bambino vide il villaggio dipinto sul muro e salutò con la manina i suoi amici e il loro fantastico mondo.
Mancava solo una frase finale per andare lontano, per vedere l’infinito.
… Et voilà. La spremuta di fiaba è fatta!
Allora, che storia meravigliosa si nasconde nella vostra vita?