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Soldati in conflitto

Raccontare il conflitto: i diari di guerra

La guerra fa paura, e mai come in questi tempi tale affermazione è più vera. Guardando i recenti sviluppi dei conflitti — non solo in Europa ma anche nel resto del mondo — sono sempre più convinto che la celebre citazione “Historia magistra vitae” sia falsa come un soldo bucato e che Cicerone, ahimè, non aveva capito proprio niente.

Infatti per i potenti, per coloro che dovrebbero portare i nostri popoli verso la pace, l’eguaglianza e la solidarietà tra nazioni, questa affermazione non ha alcun valore.

Ma sono sicuro che le singole persone, nella loro quotidianità, si arrovellino su come possano accadere ancora oggi gli orrori della guerra. Allora una qualche speranza ancora c’è, qualcosa può ancora penetrare nei nostri cuori e risvegliarli, farli urlare davanti a tali soprusi e devastazioni.

In quest’ottica ritornano fondamentali le testimonianze, i diari di guerra che ci fanno rivivere i conflitti del passato e che ci impongono di non dimenticare, mai.

Svariate persone si sono rivolte a noi proprio dopo aver ritrovato questi diari.
A volte erano del padre, altre volte del nonno. Recuperati dal fondo di un baule o tramandati gelosamente come tesori preziosi.
Li hanno voluti valorizzare, dare nuova vita, renderli pubblici.

Per qualcuno è bastato dargli una nuova veste, eseguendo alcuni lavori, come la trascrizione in digitale, una impaginazione professionale, un progetto di copertina fatto su misura, una stampa curata.

Per altri clienti invece abbiamo concepito un’operazione più rivoluzionaria: a partire dal testo originale abbiamo creato un nuovo diario, più ampio, più personale, a volte un po’ romanzato ma sempre fedele al testo di partenza.

Questa esigenza nasce dal fatto che il diario in origine era più simile a un resoconto, a una mera lista di eventi senza l’ingrediente principale: la passione, i sentimenti, l’umanità.

Questi progetti mi piacciono perché uniscono la creatività della buona scrittura a un immedesimarsi in fatti storici altrimenti a me lontani.
Scrivere questi diari è stato un viaggio: dentro la storia e dentro l’anima dell’uomo.
È stato come vivere in prima persona il dolore e la sofferenza che sta dietro ogni conflitto; la gioia nel tornare a casa dalla propria famiglia; lo strazio nel sapere che qualcuno a cui tenevi è morto; l’avvilimento nel vedere il tuo paese sfasciato; la speranza nel riprendere a vivere dopo tutto questo.

Sono lavori impegnativi e non si possono certo improvvisare.
Da un lato lo schema globale dell’opera è semplice: seguo quello originale senza stravolgerlo, e questo mi semplifica molto. Dall’altro lato però bisogna essere abile nell’ampliare il testo con coerenza e precisione, stando attento a non cadere in grossolani errori.

Voglio condividere con te quali ricerche compio prima di scrivere questi diari, per renderli realistici, credibili e pieni di umanità.

Studio dell’autore

Prima ancora di leggere il diario, raccolgo informazioni su colui che l’ha scritto. Mi sono fatto dire che lavoro facesse, che ambienti frequentasse, quali amici, che vita era solito trascorrere nella quotidianità.
Ho chiesto direttamente ai familiari che l’hanno conosciuto di descrivermelo, di parlarmi del suo carattere, di raccontarmi qualche aneddoto su di lui.
Ho voluto sapere quale fosse il rapporto che avevano con lui, per capire meglio il tipo di persona che mi sarei trovato a descrivere.

Mi sono fatto consegnare delle foto per capire che tipo fosse a livello fisico.
Che corporatura aveva? Come vestiva? Che portamento aveva?
La sua faccia esprimeva gioia? Sorrideva? O era un tipo più serio, cupo, accigliato?

Fatto questo, ho stilato un elenco di aggettivi e parole che riassumessero la persona. Ho poi unito questo elenco ad alcune foto dell’epoca, sia dell’autore stesso, sia di oggetti rappresentativi.
Ne è venuta fuori una sorta di mood board, una lavagna che raccoglie suggestioni per restituire l’atmosfera e lo stile del progetto.
Durante la riscrittura del diario, l’ho tenuta sempre sotto gli occhi e mi sono lasciato influenzare. Era come avere davanti a me un quadro di quegli anni, essere catapultato in quell’epoca storica.

Studio delle ambientazioni

Per caratterizzare il personaggio e renderlo credibile è fondamentale avere chiaro l’ambiente in cui si muoveva. Non solo a livello geografico, ma soprattutto sociale e materiale. Il rischio altrimenti è quello di creare alcune incongruenze anacronistiche. Non vogliamo persone che se ne vanno a spasso nella Napoli degli anni ’40 con il cellulare in mano, vero?

Ho reperito informazioni cercando foto d’epoca e leggendo qualche articolo di giornale. In particolare la mia attenzione si è focalizzata su:

  • il vestiario;
  • i mezzi di trasporto;
  • le abitazioni e le città;
  • gli svaghi sociali;
  • gli armamenti.

I fatti storici

Tutti noi viviamo in una precisa epoca storica, dove si intersecano fatti ed eventi più o meno significativi che ci influenzano e che segnano per sempre le nostre vite e l’intera storia dell’umanità.

Questo accade ora come in passato.

Se dovrai riscrivere un diario di guerra, vai a tirare fuori i manuali delle superiori o dell’università, ti toccherà fare un bel ripasso.

Stai attento a non essere troppo generalista: devi essere bravo a individuare gli eventi che hanno scosso maggiormente il tuo personaggio.
L’ultimo diario che ho riscritto era ambientato a Napoli nella seconda guerra mondiale: non ho potuto ignorare i ripetuti e tragici bombardamenti che quella città ha subìto.
In un altro invece l’autore proveniva dalla Sardegna, dove la guerra è passata solo secondariamente e non è stata vissuta come nel resto della penisola.

La Storia va sempre a braccetto con la microstoria.

Verificare date e luoghi

Quando nel diario sono presenti delle date, se sono relative a eventi di grande rilevanza cerco di verificarne la correttezza e, in caso necessario, li correggo. Se invece sono date che non possono essere verificate, lascio sempre come valida quella indicata dall’autore.

Per i luoghi, mi faccio qualche domanda in più, soprattutto quando si parla di città e paesi stranieri. Controllo che siano scritti nella maniera corretta. Se erano stati tradotti dall’autore (in epoca fascista si era solito farlo, nel 1923 furono vietate le parole straniere nella lingua italiana), li lascio così senza modificarli.

Un’accortezza: se si cita lo Stato di una determinata città, ricorda che in altre epoche gli Stati avevano una diversa conformazione, o a volte non esistevano nemmeno.

Scelta delle parole

Se introduciamo nel testo qualche dialogo, la scelta del lessico deve essere attenta e rigorosa. Siamo abituati a parlare e pensare secondo i dettami odierni, ma ogni epoca ha il suo modo di esprimersi. Soprattutto a livello colloquiale, i modi di dire, le esclamazioni e le imprecazioni sono in veloce cambiamento e variano a seconda dell’estrazione sociale.
Se sei fortunato puoi procurarti delle testimonianze video in cui si può cogliere direttamente queste diversità. In caso contrario dovrai affidarti a fonti testuali: racconti, romanzi e articoli di giornale ti verranno in aiuto.

Le foto

Per arricchire ancora di più il diario puoi aggiungere delle foto. Vedere dei ritratti dell’autore, dei luoghi dove è stato, della sua famiglia ci rende ancora più partecipi. A volte si hanno poche foto: spesso l’unica è quella ufficiale in divisa militare. Di alcuni siamo riusciti a trovare delle testimonianze in qualche registro storico o blog di settore.
Per le ambientazioni, in rete è facile trovare foto delle città e dei luoghi dove l’autore è stato. Anche se non le ha scattate direttamente, poco importa. L’unica cosa di cui ci accertiamo è che siano degli anni esatti a cui fanno riferimento.
Io preferisco inserirle in fondo al diario, come una sorta di addio finale dopo la lunga narrazione.

E tu hai mai riscritto un diario di guerra? Se sì, fammi sapere nei commenti come ti sei organizzato e se hai consigli in più da darci.


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